venerdì 12 aprile 2013

La guerra al narcotraffico

Ho ragionato riguardo al video dei CJNG di ieri, e credo che un piccolo sunto riguardante la lotta al narcotraffico e a ciò che è successo negli ultimi anni in Messico potrebbe essere d'aiuto e d'interesse a chi legge questo blog. Le notizie sono reperibili ovunque online, ma si trova molto e spesso in maniera confusa, quindi vi farò un breve riassunto dei punti salienti. Questo post non vuole essere esaustivo nè un reportage giornalistico: il mio intento è dare a chi mi legge una piccola infarinatura a riguardo della lotta al narcotraffico di cui (almeno qui) si sente spesso parlare.
Disclaimer: non voglio spaventare nessuno, nè tantomeno dissuadere chi avesse intenzione di recarsi in Messico, che rimane un luogo meraviglioso e molto vivibile. Io stesso vi ho vissuto nel periodo più caldo della lotta al narcotraffico e i pericoli per le persone comuni sono alti solo nei luoghi sbagliati, dove difficilmente vi troverete mai. Però sono storie che vale la pena raccontare.


Avete mai sentito parlare di Pablo Escobar? Tra gli anni '80 e '90 fu il più potente narcotrafficante colombiano e uno degli uomini più ricchi al mondo. In questo periodo si espande fortemente il fenomeno anche in Messico, che già da molti anni era il principale territorio di passaggio delle droghe dirette verso gli Stati Uniti. I narcotrafficanti messicani negli anni '90 che già lavoravano con eroina, oppiacei e cannabis si sviluppano maggiormente tramite gli accordi con i gruppi colombiani e si espandono anche nel mercato della cocaina. Cosa succede: da principali trasportatori diventano anche distributori sul territorio. In questo modo si rafforzano i gruppi e si creano grossi cartelli indipendenti, tra cui il Cartello di Sinaloa e il Cartello del Golfo, a cui seguono molti altri. Nella mappa (via Wikipedia) qui sotto vi sono indicati ad oggi i vari cartelli e le loro aree di influenza.



In rosso, il Cartel de Tijuana, in arancio il Cartel de Beltràn-Leyva, in giallo il Cartel de Sinaloa, in "marrone" (in alto a nord, piccolo) il Cartel de Juarez, la Familia Michoacana e i Cavalieri Templari in verde, il Cartel del Golfo in azzurro e Los Zetas in blu. Non segnato, presente in Jalisco, Veracruz, Gualajuato, Michoacàn e Colima, c'è il CJNG e il Cartel del Milenio, in Michoacàn e Jalisco e altri gruppi minori.

Di questi c'è da sottolineare alcuni.
Il Cartel de Sinaloa (da cui è uscito sia il Cartel de Beltràn-Leyva che i Los Negros, dapprima nati come braccio armato dei Sinaloa, ora alleati con Los Zetas) uno dei più sviluppati dal 2000 in poi.
Il Cartel de Juarez, operante sul confine tra gli Stati Uniti, responsabile delle atrocità degli ultimi trent'anni nella tristemente famosa città di Juarez (dove si registrano ad oggi diverse migliaia di donne e minori scomparsi).
La Familia Michoacana e i Cavalieri Templari, la prima ormai quasi scomparsa e i secondi tra i cartelli minori, sono conosciuti per la visione religiosa della loro missione, per cui l'omicidio degli esponenti dei cartelli rivali equivale ad una giustizia divina.
Los Zetas, considerati dalle polizie antimafia di mezzo mondo come l'organizzazione criminale più violenta esistente. Questi, recentemente, sono entrati nel mirino della DIA italiana per i loro contatti diretti con la ndrangheta calabrese nel traffico di stupefacenti in Italia e Europa.
Il CJNG poi, e il gruppo Los Matazetas, sono principalmente impegnati nella lotta territoriale con altri cartelli rivali.
Tutti questi ovviamente non trattano solo stupefacenti, ma si occupano anche di contrabbando di armi da fuoco, traffico di migranti, estorsioni e altre azioni criminali.

Negli anni fino al 2000 non ci sono particolari interessi al fenomeno da parte del governo, ma è il 2006 con l'elezione di Felipe Calderon che la situazione precipita. Il Presidente Calderon attua alcune drastiche azioni di governo per contrastare il narcotraffico chiamata Estrategia Nacional de Seguridad: una riforma del codice penale, con pene più severe per i condannati, l'aumento delle forse di polizia federale ma soprattutto dell'invio massiccio di forze armate nei punti caldi del paese, a contrastare il fenomeno.
Queste mosse provocarono un crollo della sicurezza nazionale in tutto il paese, anzichè migliorarla. In primo luogo perchè, secondo voci, il presidente Calderon attuò le sue misure secondo schemi che sembrano aver agevolato alcuni cartelli rispetto ad altri. Le stesse azioni militari non hanno sortito inizialmente grandi effetti a parte dell'aver, negli anni, aumentato le esecuzioni da parte dei narcotrafficanti e dell'incremento generale della violenza, contando ad oggi circa 90.000 morti per le violenze sul territorio. In più, l'utilizzo delle forze armate ha scatenato varie gravi violazioni dei diritti umani a danno della popolazione civile per mano dell'esercito stesso, come torture, minacce e violenze sulle donne.
A questo bisogna aggiungere i crimini dei cartelli, sia a danni di altri esponenti che della popolazione civile: estorsioni, rapimenti, violenze, attentati narcoterroristici, corruzione.
Si pensa che non solo le polizie territoriali siano in parte colluse con i cartelli del narcotraffico, ma anche che spesso gli stessi assalti dei criminali vengano fatti fingendosi poliziotti. Nel 2008 avvennero anche molti attacchi (perlopiù con granate) in piazze per feste locali o nazionali, provocando morti e feriti tra i civili, indiscriminatamente. La corruzione è dilagante in Messico e le statistiche sono preoccupanti, sia nel campo della polizia che ovviamente nella politica.
Inoltre, specie in Yucatan e a Cancun, si sono registrati vari rapimenti e omicidi a danni di turisti americani in questi anni.
Oltre questo, consideriamo anche l'incremento della criminalità comune, che non è da sottovalutare.
Infine, il giornalismo, altro tasto dolente. Il Messico è considerato il paese più pericoloso al mondo per i giornalisti, e dall'inizio della guerra sono più di 80 i giornalisti morti per mano dei narcotrafficanti. Ed a questo proposito, vorrei ricordare il grande lavoro che fanno gli anonimi di Blog del Narco e gli altri blogger che si impegnano a diffondere notizie pericolose quotidianamente. Trovate i link ai loro siti qui a lato.

Notizie consolanti arrivano dal nuovo presidente Nieto, che ha promesso una diminuzione del 50% degli omicidi legati al narcotraffico entro la fine del suo mandato, e che sembra ad oggi si siano ridotti di un 10%.

Con questo vorrei dirvi di non spaventarvi e non considerare il Messico una terra di nessuno; se foste stranieri e riceveste notizie dell'Italia e della lotta alle mafie probabilmente avreste le stesse reazioni, eppure conoscete tutti e vivete nelle vostre città.
Anche il Messico è un posto vivibile, bellissimo e sicuro. Forse per certi versi anche più sicuro dell'Italia. Ci sono zone più calde e zone meno.


Lo vedete dalla mappa (via Wikipedia) voi stessi. Nonostante le notizie di ciò che è accaduto e che accade, sono solo alcuni i luoghi dove bisogna stare più attenti, ma per il resto non c'è nulla da temere. Ovviamente vale sempre, come dovunque, la raccomandazione di essere prudenti, e soprattutto di non avere niente a che fare con ambienti e persone che vendono droga.
Lo ribadisco, ho scritto questo piccolo post perchè penso valga la pena raccontare alcune cose, seppur sommariamente come ho fatto io.

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