venerdì 29 marzo 2013

Illegal butt fun




In Aguascalientes hanno di che vantarsi, e anche 9GAG se n'è accorto.

Città del Messico - Delle danze e dei rituali

C'è una piccola storia che vorrei raccontarvi su quello che mi è capitato una volta al D.F. che spero vi possa piacere.

Tutto è iniziato il giorno che sono andato a visitare il Museo Antropologico di Città del Messico, sapete quello molto bello con la ruota del Calendario Azteco? Se non la conoscete, è la pietrona raffigurata nel titolo del blog. Di questi tempi è diventata famosissima, e si è vista praticamente ovunque: internet, riviste, quotidiani.. Vicini al 21/12/2012 ne è stata pubblicata l'immagine ovunque associandola al Calendario Maya.

Niente di più sbagliato. Si chiama Pietra del Sole, è stata ritrovata nella piazza dello Zocalo a Città del Messico, e di Maya non ha proprio niente. Non è solo un calendario, è un complesso bassorilievo recante numerose simbologie religiose, che vi invito ad approfondire partendo dal link di Wikipedia.

Dicevo, quel giorno trovai in strada, fuori dal Museo, alcuni ragazzi vestiti da nativi messicani, che con tamburi e altri strumenti a percussione (tipo delle nacchere montate su cavigliere di cui non conosco il nome) si esibivano in alcune danze rituali del popolo Mexica in cambio, alla fine, di un giro di offerte da parte degli spettatori. Bellina, divertente, ma uno spettacolo prettamente per turisti.



A sera, poi, dopo aver assistito all'orgogliosa cerimonia dell'ammaina bandiera, mi fermo ancora un po' nella piazza a fare quattro chiacchiere. In poco tempo nella piazza cominciano a spuntare alcuni gruppi che preparano piccoli bracieri e altarini. Dopo poco, iniziano le danze rituali.
Questi però erano ben diversi dai precedenti, vestiti con piumaggi e vestiti precolombiani; alcuni vestivano tuniche bianche, altri costumi antichi ma un po' alla buona, magari solo con qualche piuma e braghe di tela, altri vestiti casualmente. E difatti alcuni nemmeno chiedevano soldi (non tutti...).

Insomma, i gruppi erano parecchio variegati, sia nello stile che nel comportamento. Tralasciando un gruppetto che cominciò a bruciare marijuana in un braciere...

Quello che mi colpì veramente fu un altro gruppo, nascosto dietro la piazza ma esattamente di fronte alle rovine visibili del Templo Mayor (Città del Messico, e lo Zocalo, sorge SOPRA le antiche rovine del centro dell'antica città distrutta da Cortés, e solo la cima del tempio è visibile). Questi non erano lì per attirare turisti. Ognuno era vestito come appena uscito da lavoro, e il gruppo aumentava di numero di ora in ora, arrivando più persone ad orari diversi. E danzavano per ore, fermandosi ogni tanto per preghiere e riti dal forte misticismo invocando (da quel che ho capito) spiriti di elementi e antichi Dei, tutto seguendo la cerimonia impartita da una ragazzina sempre davanti all'altare.

Tornai anche il giorno dopo, ma con un paio d'ore d'anticipo. E così scoprii che, alle otto in punto, dopo che la stessa ragazzina in veste di sacerdotessa aveva preparato un piccolo tappeto con un altare e un braciere, e dopo aver recitato in solitudine alcune preghiere, l'inizio delle cerimonie avveniva chiamando i fedeli con il suono di una conchiglia utilizzata a mo' di corno.
E nel giro di pochi minuti, una folla di fedeli usciti dal lavoro, in vesti comuni, cominciava le danze e le preghiere. Tutto immerso nella spiritualità più forte che avessi mai visto in vita mia. Anziani, giovani e giovanissimi, danzavano per ore, senza quasi fermarsi, invasi di uno spirito e di una forza che sembrava quasi non venire da loro, di fronte all'antico tempio dei loro Dei.


Non ho avuto il coraggio di documentare con fotografie questi avvenimenti, quindi posso solo chiedervi di credere a quel che vi ho raccontato.
Ma nessuna foto potrebbe, d'altronde, testimoniare la verità di ciò che si poteva sentire in quel vicolo di Città del Messico.

¡No Mames! è un blog utile

Dopo una piccola pausa di qualche giorno, ¡No Mames! riapre i battenti, con una piccola nota di ringraziamento per iniziare.

Così, siccome vedo che nonostante abbia aperto il blog da poco e non ho poi così tanti lettori (ma quelli attivi sono favolosi: grazie Carlo, Artemisia e F.) mi sono accorto di una cosa, e cioè che da Google mi sono arrivati vari lettori che cercavano informazioni su come ritirare soldi in Messico, e sono finiti sul post che ne parla.

Beh, nel mio piccolo non mi vergogno di dire che sono felice, e spero che le informazioni riportate siano state utili.

¡No Mames! è un blog utile, e spero lo sarà ancora.

Buona lettura

giovedì 21 marzo 2013

Ricette messicane - La Michelada



Parlando ieri con Carlo, ho pensato di fare del post di oggi una ricetta. Ma siccome sono un pessimo cuoco e per le ricette culinarie mi sto ancora attrezzando, come prima cosa vi propongo un drink e non un piatto. Si chiama michelada.

La michelada è un bel modo di preparare una birra ghiacciata in Messico, aggiungendo alcuni semplici ingredienti facilmente acquistabili anche in Italia (alcuni però non saranno proprio gli stessi). La michelada Fresca, saporita e dissetante. Io stesso l'ho bevuta più volte, anche e soprattutto a tavola.
Così vi illustro la ricetta per preparare la gustosa michelada.


Vi serviranno questi ingredienti:
- Una birra da 33cl. Io personalmente vi consiglio una birra chiara, per iniziare, giusto da non mischiare   troppi sapori e imparare a dosare gli ingredienti nella quantità desiderata. Una Corona o una Sol sarebbero l'ideale.
- Un lime
- Tabasco (se trovaste della salsa Chamoy o Cholula sarebbe meraviglioso, ma è quasi introvabile in Italia. A Roma* c'è un negozio che importa molti generi alimentari)
- Salsa di soia ( se trovate la salsa Maggi è anche meglio, ma va bene una qualsiasi)
Salsa Worcester (se non la trovate pazienza, potrete preparare la michelada lo stesso)
- Sale (fino va benissimo)
- Ghiaccio

Opzionalmente potete aggiungere alla lista degli ingredienti:
- Salsa di pomodoro per cocktail


Preparazione:
Prendete un boccale freddo e bagnate il bordo superiore con una fetta di lime, poi immergetelo in un piattino dove avete versato il sale, che deve rimanere sull'orlo del bicchiere come nel margarita.
Mettete nel bicchiere ghiaccio e il lime a fette spremendone un po'.
Ora aggiungete una spruzzata di tabasco, una spruzzata di salsa di soia e una dose almeno doppia di salsa Worcester (se la trovate), poi versate la birra. Infine mescolate piano. Servite gelata.



La michelada è molto semplice e per quanto il sapore risultante sia molto particolare non è poi eccessiva.
Se l'avrete preparata bene avrete un sapore forte, un po' piccante dove il retrogusto agrodolce sarà dominante insieme alla birra e al lime. Però molto rinfrescante e godibile.



In realtà ci sono infinite varianti, e un po' ovunque un Messico preparano la Michelada un po' come gli pare. Ve ne elenco alcune:
Potete usare una birra scura, se preferite.
Se volete potete aggiungere il lime in succo anzichè in fette.
Se non vi piace l'idea della salsa di soia, potete aggiungere solo il tabasco.
Se non trovate la salsa Worcester, potete farne a meno.
Se volete un sapore più intenso potete raddoppiare la dose di tabasco dispetto a quella della salsa di soia.
Un'ulteriore combinazione sta nell'aggiungere anche la salsa di pomodoro oppure sostituirla alla salsa di soia, ma non ci ho mai provato e francamente non ci tengo affatto.
C'è chi anche usa sale, lime e tequila eliminando il resto dei componenti, ma non è più Michelada.

Spero vi piaccia, e che mi scriviate cosa ne pensate dopo averla assaggiata!
Prosit!



*: A Roma potete trovare molti articoli messicani autentici, tra cui la salsa Chamoy e la salsa Cholula da Castroni, in Via Ottaviano. Sicuramente molti altri negozi in tutta Italia vendono questi prodotti, anche girando per i minimarket di stranieri un po' ovunque. A Genova ce ne sono molti nel centro storico, ma purtroppo non ho mai trovato niente.

mercoledì 20 marzo 2013

I taxi abusivi

Avevo già parlato del sistema di trasporti (qui e qui) in Messico, ma vorrei dedicare un piccolo post a riguardo dei taxi.

Questo è un taxi certificato del DF

io prima di finire in Messico il taxi l'avevo preso solo una volta o due, giuro. Qui dalle mie parti sono un furto e non ce n'è bisogno, tantopiù che alla fin fine la notte non è che ce ne siano tanti. Anzi, non ce n'è proprio a meno che non li chiami, ma chi ce l'ha il numero...

In Messico invece il taxi è utilizzato tantissimo, sia perchè la notte di mezzi pubblici la notte non ce n'è, e poi perchè comunque costa sì, ma è abbordabile ed è una soluzione ottima se non puoi usare i mezzi pubblici.

Però il taxi non lo chiami come qui al centralino, nè ti rechi al loro punto di ritrovo. I taxi girano per strada, e basta fermarne uno. Come nei film, che figata. A parte gli scherzi, funziona così se non hai il numero di cellulare di un tassista specifico con cui ti sei trovato bene e al quale hai chiesto un biglietto.

Discorso a parte però per gli aeroporti o le camionere (le stazioni dei pullman a lunga tratta). Fate attenzione, soprattutto a Città del Messico ed in altre città a rischio.

Prendete SOLO (e ripeto, solo) i taxi certificati. All'aeroporto ci sono tutte le indicazioni su quali sono gli autorizzati e quali sono abusivi. Addirittura a Cancun mi pare c'è un gabbiotto dove si prenota un taxi, ti viene dato un numerino e con quello vai alla fila per i taxi, e sali su quello che ti è stato dato. Il sistema è fatto apposta perchè ci sia un maggior controllo e il cliente sia sicuro che il taxi sia.. sicuro (perdonate il garbuglio).
I tassisti abusivi fanno le stesse cose che in Italia, ti fermano chiedendoti se vuoi un taxi e poi ti portano nel parcheggio dove hanno la loro auto privata. Solo che in Messico c'è il rischio di essere rapinati, o peggio, rapiti.

Non fate come me, che una volta avevo fretta, per i taxi c'era molta coda e ho ceduto ad uno di questi. Alla fine poi mi è andata bene, per l'amor del cielo, probabilmente avevo la faccia e l'aspetto di uno che se lo rapinavano ci cavava ben poco. Ci ho messo anche del mio eh, dicendo che qui in Messico non navigavo mica nel lusso. Poi alla fine anche il prezzo però si è rivelato onesto.

Voi non fatelo. Sono io lo straniero imprudente, mica voi.

La mancia in Messico

La "propina" è molto banalmente la mancia, che come negli U.S.A. è d'uso e costume anche in Messico. Questa è una cosa che molto presto scoprono tutti senza rischiare brutte figure; nel caso qualcuno stesse cercando informazioni a riguardo del Messico, però, magari per una vacanza, ecco cosa vi serve sapere.

Premessa: io non sono un riccone e ho soggiornato in un hotel figo solo una notte (un NH a quattro stelle) e non ho avuto a che fare con facchini, quindi non so dirvi a riguardo. Generalmente comunque basta il buon senso, giacchè anche in Italia si usa dare qualcosa a chi ti porta le valigie in camera. La mancia è tendenzialmente considerata per il servizio al ristorante o in un bar.

Seconda premessa, che è anche un'informazione: il conto si paga al tavolo, anche in un localino dove avete preso una birra al tavolo. Si chiede la cuenta -il conto- e ti portano la ricevuta. Così potete fare tutto comodamente.



Una prima cosa da ricordare è l'ammontare d'uso della mancia in Messico. Per quanto ne dicano siti dedicati ai viaggi, tendenzialmente la percentuale rispetto al conto è attorno al 10-15%. Sono vago perchè comunque i messicani fanno i calcoli ad occhio. 
Se il conto fosse di 235 Pesos, mettiamo, senza starci troppo a pensare ci si butta 25 pesos. 
Quindi è inutile -e a mio avviso poco cortese- metter mano alla calcolatrice, in fondo se siete in vacanza qualche Peso in più non vi manderà in bancarotta, ma anche se non lo siete. Poi vige sempre il principio per cui se volete mettere di più, ben felici tutti.

In secondo luogo, guardate il conto. Spesso infatti in Messico la mancia è già inserita nel conto finale in percentuale stabilita. Guardate le voci della ricevuta, e se la trovate dovete pagare solo quello che vi è indicato.
Inserire la mancia già nel conto in teoria non sarebbe corretto, però non scandalizzatevi se succede. I problemi sorgono quando la mancia non vorreste lasciarla perchè il servizio non vi è piaciuto. In questo caso sappiate che avrete da litigare. Buona fortuna.

A me una volta è successo di essere servito in un ristorantino vicino casa con dei tempi allucinanti, il cameriere si dimenticava di me ed era parecchio scazzato, al che non volevo lasciare niente ma era segnato nel conto. Non vi dico com'è finita, ma vi assicuro che i messicani sono tosti quanto i genovesi quando si parla di soldi.

martedì 19 marzo 2013

Me la offri una sigaretta?

(C'è sempre un sondaggino, qui a fianco: se vi fa piacere rispondere vi ringrazio)

Se c'è una cosa che mi fa girare le balle sono le persone in strada che ti fermano per chiederti se gli offri una sigaretta. Magari stai aspettando il bus, o stai guardando una vetrina o stai semplicemente passeggiando fumando una bella sigaretta.

Ecco, in questi momenti in cui sei distratto appare sempre, in Italia, un avvoltoio pronto a chiederti di condividere una tua sigaretta con lui, che stranamente ne è sprovvisto, e magari in un attimo di debolezza gliela offri. Mica solo persone che non possono permettersele, ma anche persone normali che curiosamente ne sono sprovviste oppure nanetti che vanno a scuola che quasi ti chiedi se non preferiscano una caramella o un lecca-lecca.

Ora, considerando che se tra l'altro se sei un fumatore non rimani sprovvisto -mai- se non in rarissime occasioni, e che se ti permetti di fumare a periodi alterni puoi anche farne a meno, è la mentalità alla base che non capisco.

Cioè, non ho mai visto nessuno a cui piacciano i panini chiedermi un morso di panino perchè lui non ce l'ha e vedermi mangiare gli ha fatto venire voglia. E allora? Siamo forse accomunati da uno strano senso di fratellanza per cui siamo tutti fumatori e quindi chiedere una sigaretta è meno disdicevole di chiedere un pezzo di panino o un pezzo di focaccia?

No, non lo siamo. Tutt'altro, trovo che i fumatori accattoni siano tra le categorie di persone più meschine del pianeta, e non siamo legati da alcunchè. Quindi ciccia.

Tutto questo per dire che in Messico questo non succede: le persone non trovano giustamente bello chiedere sigarette a sconosciuti per strada, e non si fa. E tu puoi fumare tranquillo per la strada senza che nessuno ti rompa le balle.

Il Messico deve essere il paradiso del fumatore.

lunedì 18 marzo 2013

Teotihuacan

Oggi vi scrivo una piccola guida relativa ad una località archeologica molto visitata e famosa in tutto il mondo, sperando che possa essere d'aiuto. Nel futuro scriverò articoli del genere anche per altri siti e località.



Una volta che mi trovavo a Città del Messico sono andato a fare la visita al sito archeologico di Teotihuacan, che è veramente bellissimo.

Siccome è lontano dalla riviera Maya (è vicino vicino al D.F.) i turisti che optano per quei siti difficilmente riusciranno a vederlo, e un po' c'è da dispiacersene, perchè ne vale davvero la pena. Però, nonostante il mercato turistico estero (europeo soprattutto) si concentra per lo più su Yucatan, Quintanaroo, Chiapas per i più avventurosi (o di sinistra) o le coste pacifiche, Città del Messico rimane pur sempre Città del Messico e quindi il suo bel daffare ce l'ha.

Per arrivarci ci vuole meno di un'oretta, e ci si va solo in pullman o in auto, se ce l'avete. Io non ce l'ho e poi nemmeno potrei guidare in Messico -Dio me ne scampi- quindi opto per il pullman. A Città del Messico c'è una camionera chiamata Central del Norte che sembra un aeroporto tanto è grande. Da qui partono i pullman diretti, così si fa in fretta e costa pure meno.

Ah, una cosa fichissima dei pullman in Messico è che il bagaglio lo metti in stiva, anche uno zainetto come il mio, però ti ci appiccicano un adesivo con un numero e un segnaposto te lo danno a te, così non si sbagliano e non danno il tuo zaino a qualcun altro. Oh, tanto per dire: a Milano quando prendo il pullman per l'aeroporto a me tocca sempre controllare a vista il mio bagaglio, e finchè non chiudono le porte io non salgo, visto che di norma rimangono in quella piazza (con tutti i predoni che ci sono in giro) per un bel po' con il bagagliaio aperto senza che nessuno guardi chi infila le mani. Poi ognuno prende quel che gli capita e se ne va, cosicchè anche all'arrivo mi tocca stare attento. Che cazzo, dico io, non ci vorrebbe molto.

Comunque nel giro di poco da Città del Messico si arriva a Teotihuacan, che è bellissima e costa poco (i siti archeologici in tutto il Messico sono regolati dall'INAH e i prezzi sono gestiti uniformemente) davvero, ad oggi attorno ai 50 Pesos.

Vi dico solo occhio a cosa vi portate dietro, perchè se volete farvi, come me, la scalata delle due piramidi principali (la Piramide del Sole e della Luna) insieme ovviamente a un bel giro dell'intera città e della Cittadella con la Piramide del Serpente Piumato, allora state all'occhio e viaggiate leggeri, perchè è veramente un giro faticoso. Considerate che le due piramidi principali fanno un'altezza complessiva di 110 da scalare, e i gradini sono alti e molto ripidi.

Tanto per farvi capire, questo è quello che vi aspetta:

Ve l'ho detto, la salita è ripida. Però ne vale la pena davvero.

Ultimi due avvertimenti: come tendenzialmente in tutti i siti archeologici si possono fare tutte le fotografie che volete, ma c'è un sovrapprezzo per utilizzare apparecchiature per riprese audiovisive; inoltre è vietato l'accesso agli animali, per ovvie ragioni.

Per meno ovvie ragioni sottolineano anche che è vietato introdurre alcool, droghe o armi di qualunque tipo.

Io pensavo che almeno le armi leggere... E invece no.

Votate il sondaggio qui a destra, e alla prossima!

sabato 16 marzo 2013

Ci sono vari aspetti

Mi piace Guadalajara. Mi piace perchè il clima è mite, in inverno e in estate. Anche quando ci sono più di trenta gradi, non li senti, perchè è secco e l'aria è respirabile. In inverno invece, meno di quindici gradi è difficile trovarli.
Mi piace Guadalajara perchè è sull'altipiano a millecinquecento metri s.l.m. e sembra di stare in pianura. E poi l'acqua della pasta bolle in fretta.
Mi piace Guadalajara perchè piove tre mesi l'anno, però piove d'estate.

Mi piace anche Città del Messico, perchè sta a duemilaquattrocento metri s.l.m. e sembra di stare ancora in pianura. E fumarsi una sigaretta appena arrivati è un'esperienza da provare.
Mi piace perchè d'inverno il cappotto non lo metti, e d'estate ci sono giorni che finisce pure che ti metti la felpa.

Mi piace Puerto Vallarta, e le coste, perchè c'è l'oceano e c'è caldo tutto l'anno. Mi piace perchè io d'inverno non voglio mettere nemmeno la giacca, figuriamoci il cappotto.


Però non mi piace Guadalajara perchè è vero che il clima è mite tutto l'anno, ma poi cambia all'improvviso.
Non mi piace Guadalajara perchè è sull'altipiano a millecinquecento metri s.l.m. e non te ne accorgi, ma per me che sono Ligure poi dopo un po' ti manca il mare. E poi l'acqua della pasta bolle troppo in fretta.
Non mi piace Guadalajara perchè piove tre mesi l'anno, ma per quei tre mesi nuoti invece di camminare.

Non mi piace Città del Messico, perchè sta a duemilaquattrocento metri s.l.m. e non c'è un alito di vento, e con l'inquinamento spesso fa male persino respirare. E fumarsi una sigaretta appena arrivati è un'esperienza che forse era meglio non fare.
Non mi piace perchè d'inverno il cappotto non lo metti, ma fa freddino lo stesso, e d'estate io non voglio dovermi mettere la felpa.

Non mi piace Puerto Vallarta, e non mi piace la costa, perchè c'è un umido da far schifo. Non mi piace perchè va bene il caldo, ma qui si esagera davvero.


Mi piace il Messico, perchè l'altopiano, la costa, il deserto e le montagne hanno climi tutti diversi.
Non mi piace il Messico, perchè i vari climi sono troppo diversi.


Mi piace il Messico, perchè è diverso.

La soluzione del quizzone di marzo

Prima di tutto voglio ringraziare tutti quelli che hanno partecipato al quizzone di marzo: Artemisia, F, e Carlo. Grazie a tutti, che ci abbiate provato o meno.

Finalmente siamo arrivati alla soluzione, e devo dire che un pochettino sono deluso: il quiz non era facilissimo, lo ammetto. Non sono deluso nè da chi ha risposto, nè da chi ci ha provato e si è arreso, ma da me stesso che non ho saputo calcolare bene la difficoltà dell'enigma.

Rimedierò con il prossimo, ve lo assicuro: farò qualcosa di meno settoriale di questo.

Ma veniamo alle soluzioni.

Le domande erano tre, e bisognava indicare:

1- Qual'è l'elemento estraneo aggiunto da me
2- In cosa differisce, nell'aspetto, quest'immagine dall'originale (oltre l'elemento del punto uno)
3- Artista e titolo

Partiamo da artista e titolo: il muralista in questione è Diego Rivera, e l'affresco in questione è il muro sud del ciclo intitolato "L'industria di Detroit".

La differenza della mia immagine rispetto all'originale, di cui nessuno di è accorto è semplicemente che l'affresco è raffigurato specularmente, tutto qui. Questo era molto difficile, a meno di barare.

Ma veniamo al pezzo forte, l'elemento estraneo. Vi prego di osservare l'immagine sottostante, all'interno del cerchio rosso.


Ma sì! quello è senza dubbio Waldo! Guarda un po' dove è riuscito ad infiltrarsi, mimetizzandosi in mezzo agli operai.. Ah, Waldo, chissà dove finirai nella tua prossima avventura!


Alla luce dei fatti, tenendo conto delle risposte ottenute, chi si è avvicinato di più alla soluzione è Artemisia, che ha indovinato sia titolo che autore e ha scovato anche il povero Waldo nascosto tra i macchinari!

Complimenti, Artemisia! Riceverai presto il tuo omaggio, un Diploma digitale in Quizzologia autografato in persona dallo Straniero Imprudente!


Ancora grazie a tutti per aver partecipato, spero vi sia piaciuto. Lasciate pure dei suggerimenti, se vorrete, li apprezzerò molto.
Oh, e non dimenticate di votare il sondaggio qui a lato, lasciando una vostra piccola impressione su questo blog!

venerdì 15 marzo 2013

L'angolo del cinema - Amores Perros


"Il mondo è fatto a scale, c’è chi scende e chi se la prende nel culo"

Questa citazione senza speranza, devastante, è l'immagine di un brutto Messico, spietato e pieno di lati oscuri. Quello delle strade che percorri in auto con i finestrini chiusi e a tutta velocità, senza fermarti. Ed è questo Messico, più precisamente circoscritto nel DF, che il film Amores Perros ci mostra.

Amores Perros (trailer) è un film del 2000 diretto da Alejandro Gonzáles Iñárritu, regista alla sua prima esperienza che esordisce con questo film sorprendente, pesantissimo. Fa parte di una trilogia, i quali due capitoli successivi sono sicuramente più conosciuti al grande pubblico che il primo (21 Grammi, con Sean Penn e Babel, con Brad Pitt) ma non per questo Amores Perros risulta perdente al confronto.

Tre storie che si intrecciano, unite da situazioni al margine e dai protagonisti con i loro cani. La regia è sorprendente, viene considerato il Pulp Fiction messicano ma non sono d'accordo.
Amores Perros forse riesce anche a superarlo. Meravigliose le inquadrature, con incisive e dinamiche riprese rigorosamente a spalla. Il film è molto crudo, spietato, ed è così che doveva essere. Per me, un capolavoro. Non se ne può parlare, bisogna vederlo. Lo consiglio a tutti, ma evitatelo se siete facilmente impressionabili. 

Non è un film che tocca nel profondo, questo è un film che accoltella.

E per coronare il tutto, nella colonna sonora compare una bella canzone di Julieta Venegas (ne ho parlato in questo post) forse tra le più strane del suo repertorio.



Buona visione e buon ascolto.


PS: ho aperto un piccolissimo sondaggio: lo trovate qui a lato. Un'opinione a riguardo di questo blog sarebbe davvero molto gradita, per cercare di migliorarmi. Grazie!

PPS: sabato la soluzione del quizzone, siete ancora in tempo per partecipare!

mercoledì 13 marzo 2013

Il quizzone di marzo

Ripropongo, per il mese di marzo, il quizzone già proposto qualche tempo fa e vinto magistralmente da Artemisia.

Per questa settimana il tema è l'arte messicana contemporanea. Qui sotto trovate un famosissimo affresco oggetto dell'enigma.



Quello che vi chiedo è di indicarmi:

1- Qual'è l'elemento estraneo aggiunto da me
2- In cosa differisce, nell'aspetto, quest'immagine dall'originale (oltre l'elemento del punto uno)
3- Artista e titolo

L'enigma è semplice anche se non immediato, sperando che questo inciti una più larga partecipazione. Il premio riservato al vincitore, cioè colui che invierà per primo la risposta corretta commentando questo post, è una dedica speciale con sorpresa.

Buon lavoro, e partecipate numerosi!

PS: i commenti sono moderati, perciò verranno visualizzati con un po' di ritardo.

Aggiornamento: i primi commenti sono arrivati, ma non li pubblico ancora, aspetterò perchè non possano trarre in inganno o aiutare chi ancora vuole partecipare.. Li pubblicherò presto, con la soluzione!

martedì 12 marzo 2013

Un deserto è sempre un deserto


"Risolverò la crisi del medio oriente edificando un'esatta replica di Gerusalemme nel mezzo del deserto messicano."
"A che scopo?"

"Come in quel film sul baseball: costruiscilo e loro verranno."
"Chi dovrebbe venire?"
"Il popolo ebreo"
"E se non venissero?"
"Faremo girare bene la voce."

[...]

"Non capisco le sue obiezioni, Professor Goldfarb, perchè il deserto di Sonora non dovrebbe essere una perfetta terra promessa?"
"Fuori dai piedi."
"La potremmo chiamare Nueva Jerusalem..."


Via The Big Bang Theory, 1x12

L'angolo musicale - Seconda puntata

Eccoci alla seconda puntata dedicata alla cultura musicale messicana, oggi con un post riguardante una band che, come Julieta Venegas, è vagamenta conosciuta anche in Italia e nel mondo.

Sto parlando dei Molotov, un gruppo rock/rap originario di Città del Messico, che calca i palchi ormai dal lontano 1995. Sette album, un sacco di live in tutto il latinoamerica e una fama meritatissima. Si distinguono fortemente per i loro contenuti ed i messaggi forti, volgari, spesso politicamente impegnati, impregnati di una precisa coscienza nazionale, specie nei confronti degli Stati Uniti.
Non si può dire che siano passati inosservati con il loro primo album, di cui vedete la copertina, dal titolo "¿Dónde Jugarán las Niñas?", che immortala una ragazzina, vestita da scolaretta con.. Beh, direi che l'immagine parla da sola.


L'album porta un sacco di polemiche, anche per il singolo "Puto" che viene recepito come una violenta offesa contro la comunità gay messicana (puto significa, tra le varie, frocio), nonostante il gruppo abbia sempre smentito questa interpretazione indicando invece una denuncia contro i grandi poteri.

Sempre da questo album escono altre canzoni come "Gimme tha power" e "Chinga tu madre", che vi propongo quest'oggi.
Credo che il titolo si possa intuire anche senza bisogno di spiegazioni. "Chingar", peraltro, è un termine (come tanti in Messico, ndr) che a seconda del contesto e in diverse declinazioni (chingada, o chingon...) guadagna significati totalmente opposti.

Godetevi la canzone, e alla prossima puntata. Se vorrete, i commenti sono graditissimi, anche per eventuali considerazioni, proposte o richieste.


Agua de sabor

Ci sono due cose che adoro delle abitudini culinarie messicane. La prima è che si mangia un sacco fuori casa a poco prezzo, e si mangia bene. Al diavolo il bar tavola calda/tavola fredda come in Italia, al diavolo la mensa aziendale e altri postacci del genere. Qui fai due passi e da qualche parte trovi sempre o un ambulante o un chioschetto alla buona, senza tavolini, dove mangi alla barra (bancone, ndr) cibi tipici o stranieri.

Io adoro ovviamente i negozietti di tacos, che costano pochissimo, ti riempiono e sono deliziosi, e le tortas ahogadas, panini con carne piccante piatto forte della cucina di Guadalajara.

Mica i tramezzini del giorno prima che ti rifilano qui.

La seconda meraviglia invece sono le bevande, e nel profondo sono un po' messicano anche io da questo punto di vista: siccome io (come i messicani in genere) odio pasteggiare ad acqua ma preferisco bere qualcosa di saporito, in Italia mi tocca sempre scegliere tra una bibita o una birretta. In Messico invece, ci sono le buonissime aguas frescas o aguas de sabores, cioè acque, ma insaporite.

In pratica è un po' quel che faremmo noi con l'orzata (infatti c'è anche quella, ma diversa) però preparate non con sciroppi, ma con frutta vera: ce n'è un po' per tutti, dall'acqua al limone, al lime (che poi non so qual'è l'uno e qual'è l'altro) al mango, all'ananas, all'orzata, eccetera. Famosissima e bevutissima è l'agua de Jamaica, che qui è conosciuto come karkadè. Tutte buonissime, rinfrescanti e delicate.

Molti stranieri, soprattutto turisti, si ritraggono spesso di fronte a queste cose, perchè non sono vendute in bottiglia ma preparate e conservate in boccioni di vetro, o plastica, da dove poi vengono versate direttamente nel bicchiere. Tanto per capirci, così:



Ecco, proprio per questo molti hanno paura di venire in contatto con batteri locali, e cose così... Mah, forse hanno anche ragione. Vedete un po' voi, se mai vi capiterà, se berle o no. Io ve le consiglio. Ricordatevi comunque che non state bevendo l'acqua del Gange, ma solo un po' d'acqua fresca con succo di frutta fresca.


Grazie a http://sazondepaquita.blogspot.it/ per la foto.

domenica 10 marzo 2013

Codice rosso

Jaliscologia (@Jaliscologia) ha twittato alle 2:44 AM on dom, mar 10, 2013: Guadalajara y su zona metropolitana estan en codigo rojo por el asesinato de Jose de Jesus Gallegos secretario de Turismo del Estado. (https://twitter.com/Jaliscologia/status/310566909219336193)


"Guadalajara e la sua zona metropolitana sono in codice rosso per l'omicidio di Jose de Jesus Gallegos segretario di stato per il turismo."
Via Twitter.


Ora, non so voi, ma quando sento queste cose mi incazzo. Muoiono bambini, donne, sacerdoti, persone comuni e nessuno fa niente. Muore un pezzo grosso ed è codice rosso. Ipocrisia pura.
Gli abitanti non possono che sentirsi ancora piú abbandonati.

sabato 9 marzo 2013

L'angolo musicale - Prima puntata

Visto che l'internet di oggi è pieno di creature tanto strambe almeno quanto i loro occhialoni, che io i giovani d'oggi chi è che li capisce, che non ci sono più le mezze stagioni e cose così, dicevo, ci sono queste creature sparse nel web che io nel mondo reale non le ho mai viste ma li chiamano hipster.
E se questi hipster esistono davvero, mica come le fatine, i folletti o gli opossum, magari ascoltano musica che non conosce nessuno e leggono pure questo blog.

Quindi con grande orgoglio apro questo siparietto dove illustrerò un po' di cultura pop messicana, a partire dalla musica, ma che presto prenderà piede anche nel cinema, e perchè no nelle arti.

Oggi parliamo di musica, e c'è un po' di cose da spiegare. Mica voglio parlare proprio di tutto quel che ascoltano, un po' perchè c'è da diventar scemi, un po' perchè tante cose le conoscono tutti, e poi perchè ci sono tipo artisti come la Pausini, Nek o Ramazzotti che, Dio li abbia in gloria, meno ne parliamo e meglio è.

Parliamo di musica messicana (o perlomeno del latinoamerica, che gli artisti li ascoltano un po' tutti se cantano in spagnolo). Pop, rock, banda, un po' di tutto.

Oggi partiamo con un nome davvero celebre in tutto il latinoamerica, e un pochetto anche in Italia.

Parlo di Julieta Venegas. Qualcuno di voi l'avrà conosciuta nel 2006, quando con il singolo "Me voy" era entrata nelle classifiche di tutto il mondo. Tanti pensavano ingenuamente che fosse la solita stronzetta che fa un paio di singoli fighi e poi finisce nel dimenticatoio, mentre invece quella canzone era il singolo del suo quarto disco, a nove anni di distanza dal primo. E non è finita nel dimenticatoio, almeno non in latinoamerica.
Julieta Venegas è nata in California, ma è di nazionalità messicana ed è cresciuta a Tijuana ma si è formata musicalmente al DF. Suona molto bene fisarmonica, chitarra, pianoforte, è diplomata in musica e viene dall'ambiente ska.

Vi propongo una canzone che a me piace molto, estratta da "Sì", il disco così intitolato per rispondere alla proposta di matrimonio del suo fidanzato. Si chiama "Algo esta cambiando"



A presto con nuove rubriche e nuove canzoni, miei cari hipster! Ci sarà un po' di rock!

La corruzione

Una cosa che mi piace un sacco di Guadalajara è che si può fumare in quasi tutti i locali pubblici. Non al cinema, ma nei ristoranti, nei locali, nelle discoteche, e in un sacco di altri posti sì.
E mica si fanno tante seghe mentali come in Italia, dove se vuoi avere una sala fumatori devi installare camere di decompressione e porte a chiusura stagna: a Guadalajara semplicemente lasciano qualche finestra aperta, e se ci tengono ai non fumatori ne fanno una saletta a parte con una bellissima e normalissima porta con maniglia.
Che tanto per tutto febbraio e marzo la temperatura sta sui venti gradi, e nessuno si lamenta che c'è freddo.

Invece per bere sorgono problemi, tipo che non si può nemmeno bere una birretta per strada. Io non lo sapevo, e sono stato beccato dalla polizia la prima volta che portavo una birra in bottiglia aperta fuori da un locale. Alla fine vabbè, non ero ubriaco ed ero tranquillo e mi hanno lasciato stare.
Però probabilmente la notte al commissariato non l'avrei fatta lo stesso, visto l'andazzo. Magari discuti un pochetto su come... arrangiarsi, e una soluzione si trova.

Una soluzione si trova sempre, e se generalmente è un male spesso per molti è considerato un bene. In fondo i poliziotti sono pagati una miseria, e la pistola devono pure comprarsela da sè. Quindi un aiutino in cambio di comprensione spesso si riesce a far passare.



Che finchè è una birra, vabbè. Succede anche di peggio, tipo di una volta che una ragazza venne sfigurata da due maniaci che l'avevano aggredita; i familiari fecero colletta, visto che la polizia non sarebbe venuta a niente, e visto e considerato che della giustizia probabilmente non si fidavano molto.
Così, dicevo, questi hanno fatto colletta e ingaggiato un paio di poliziotti, e qualche giorno dopo i maniaci sono stati trovati non più in grado di sostenere un processo perchè resisi defunti.

Ecco, qui se ne potrebbe discutere. Dalle nostre parti ci pensa la mafia, qui è un collettivo autogestito.
Di casi ce ne sono veramente tanti, alcuni che non so se raccontarli qui perchè potrebbero essere un po' delicati, ma magari ci ripenso in futuro.

Ah, nel caso vi venisse mai in mente: sappiate che la polizia federale non funziona così. E comunque rischiate dei guai grossi.

giovedì 7 marzo 2013

La raccolta differenziata



Così, ci pensavo giusto perchè tra poco il mio comune mi obbligherà a intensificare gli sforzi nella separazione dei rifiuti, visto che ora vengono diretti a domicilio a controllare cos'hai buttato. 

Un po' come mamma, che mi controllava nel piatto se avevo mangiato tutto, che in Africa i bambini muoiono di fame, e se lasciavo gli avanzi nel piatto qualche nanetto laggiù moriva di crepacuore.
Ora invece ci penserà il netturbino, e probabilmente mi farà storie se ho lasciato dei pezzi di banana matura nel sacchetto, e non mi ritirerà la spazzatura se prima non la mangio tutta.

A parte gli scherzi, per uno come me che è abituato (più o meno) a separare le cose da buttare da quelle da tenere, è un lavoraccio. La raccolta differenziata io la faccio un po' come in Messico: ad minchiam (famosa espressione indigena mutuata dal latino).

A Guadalajara si stima che solo il 7% delle colonie cittadine (36 su 500) facciano la raccolta differenziata come si deve, cioè separando organico, medico e inorganico, e quest'ultimo in carta, plastica, metalli, stoffa, vetro, e altri di difficile riciclaggio. Insomma, un bel lavoro.
Però per il resto è tanta fantasia. Io davanti casa avevo un bidone, di quelli condominiali, e lo si riempiva con tutto quello che poteva starci dentro, e anche se avessi voluto separare i rifiuti per categorie, colori o livello di puzza, il camion che passa alla fin fine è sempre lo stesso.

Che poi anche in Italia succede lo stesso, eh. Tanto per ricordarlo.

Però il meglio succede a Puerto Vallarta, sempre nello stato di Jalisco, sull'Oceano Pacifico.
Tranne che, ovvio, sul lungomare dove passano un sacco di gringos tutto il giorno, bevendo e facendo i coglioni, la spazzatura si raccoglie per la città in luoghi appositi.
Niente bidoni. La monnezza di butta in mezzo alla strada.

Evviva! E la si butta proprio nel senso letterale, ti avvicini al punto di raccolta che generalmente è un incrocio, e lanci la tua spazzatura sul mucchietto che si è accumulato. Paf!
Che poi comunque funziona, che i camion passano due volte al giorno e la gente mica butta la spazzatura quando gli pare, ma lo fanno sempre attorno all'orario di raccolta. Mai dopo nè mai troppo prima.

Certo, il problema poi è se piove, che come al solito si allaga tutto che mancano le grate di scolo (ma perchè?) e la spazzatura si spalma lungo tutta la carreggiata e quasi non te ne accorgi più che c'è.
Dovrebbero farlo a Napoli, dico spalmare la spazzatura lungo tutto il territorio, così sembra poi che ce ne sia di meno.

Ah, a proposito di Napoli. A Puerto Vallarta diventa una notizia importante quando la spazzatura non viene ritirata per cinque giorni. Cinque. E ci si attiva per risolvere.

Mica come a Napoli.

lunedì 4 marzo 2013

La Lucha Libre



Voi magari conoscete il wrestling americano, quello che fanno vedere in tv. Qualcun altro magari ha visto il film Super Nacho (che in originale è Nacho Libre) e capisce già un pochetto di cosa sto per parlare.

Super Nacho racconta, un po' a modo suo, la storia di un prete cattolico messicano che diventa un lottatore di lotta libera messicana, la cosiddetta Lucha Libre. Io dico che è un sacco più bella del wrestling americano, per un sacco di piccole cose che la rendono davvero pregevole.
La prima cosa è il trash, che non va affatto sottovalutato. In effetti per andare allo stadio e vedere dei lottatori palestrati, atletici, che fanno un sacco di mosse meravigliose ma clamorosamente finte io non ci vedo molto gusto. C'è tanto teatro sì, ma non mi appassiona molto. Tanta scena, casino, luci stroboscopiche e fuochi d'artificio vanno bene per i gringos, non per me.
La lucha libre, quella veramente trash, è quella a cui assisti in capannoni un po' alla buona, bevendo un sacco di birra e mangiando schifezze. E i lottatori che vedi, poi, sono gente che probabilmente erano seduti cinque minuti prima a fianco a te, ad ingozzarsi e grattarsi la pancia pelosa un attimo prima.

I migliori luchadores, per quanto mi riguarda erano proprio quelli, i più sfigati: grassocci, mica poi tanto agili ma che ci provano un sacco. Ed il risultato è terribile, lo spettacolo è imbarazzante ma tutti si esaltano lo stesso! Poi magari uno vince, guadagna la maschera dell'altro (che si mascherano praticamente tutti) e allora il pubblico gli lancia i tacos addosso, e anche le bottiglie, e gli urla: "f****o! fai schifo! pezzo di m***a! Vergogna!" e cose di questo tipo, che non le posso scrivere qui perchè magari ci leggono anche dei bambini.

Poi magari il lottatore si arrabbia pure, e allora fa finta di voler picchiare qualche ciccione in prima fila, perchè salire sugli spalti forse è troppo faticoso. Ma lo spettacolo poi va avanti, tra un insulto e una birra, tra una birra e una torta ahogata (che non è una torta, ma un panino piccantissimo) ci si diverte un sacco.

Certo, poi ci sono i lottatori fighi, di successo e molto bravi, che non hanno niente da invidiare ai wrestler americani in fatto di spettacolarità, acrobazie e capacità ginniche.

Poi c'è El Santo, che è un'icona nazionale, ed è il più famoso luchador di tutti i tempi. Finito di lottare ha fatto di tutto, tra cui un sacco di film negli anni 60-70. E quelli sono veramente pregevoli, forse ancora più trash della lotta che piace a me, perchè è un po' tipo Bud Spencer ma con un sacco di surrealismo in più.
Io ne ho comprati alcuni, che si trovano ovunque in dvd, dai titoli geniali come Santo contra la invasión de los marcianos (Santo contro l'invasione dei marziani), Santo contra la hija de Frankenstein (Santo contro la figlia del dottor Frankenstein), Santo contra la magia negra (Santo contro la magia nera) e Santo y Blue Demon contra Drácula y el Hombre Lobo (Santo e Blue Demon contro Dracula e l'uomo lupo).

Bellissimi, davvero da vedere.

Tra l'altro c'è il mio amico Disma che su Radio Popolare faceva una radiocommedia sulla lucha libre, molto divertente. Se vi va, fate un passo sul sul blog.

Guadalajara - Il mercato di San Juan de Dios

Avevo bisogno di una di quelle scatole con un sacco di cavetti per far diventare un hard disk interno utilizzabile come disco esterno. Siccome oltretutto è un oggettino piuttosto particolare, che non si trova perlomeno nei grandi negozi dei centri commerciali ma più facilmente da rivenditori di materiale per l'informatica, mi tocca girare un po'.
Tra l'altro questo genere di cose non costa molto meno che in Italia, e di spendere molti soldi non è che mi andasse molto; così ho deciso, sotto suggerimento, di andare al famosissimo mercato di San Juan de Dios.

Il mercato è uno dei più frequentati e famosi di Guadalajara, ed è veramente immenso: tre piani tematici, uno per frutta, verdura e altri generi alimentari, uno di ristorantini ed il terzo ed ultimo, il vero e proprio mercato di un po' di tutto.
Ora, a parte il mercato ortofrutticolo, veramente ben fornito, c'è da tralasciare il reparto ristoranti: ve lo dico sinceramente, solo l'odore del chicharron nella mia vita è stato più appestante di quel che ho sentito lì dentro. Ci ho fatto solo un giretto, quanto è bastato per camminare su pavimenti appena lavati, addirittura ancora bagnati, e portarmi dietro una strana, sottile fanghiglia unta che unita alla suola delle mie scarpe di trasformava in un particolare collante (poco) naturale. Tra l'odore, la sporcizia e la paura di passare i giorni successivi seduto sulla tazza del gabinetto ho preferito soprassedere.

Il mercato invece dovrebbero chiamarlo il regno dell'illegalità. Bello è bello, di roba ce n'è tanta tra vestiti, scarpe, oggetti particolari e di tutto un po'; poi però ci sono un sacco di banchetti che vendono film pirata, videogiochi pirata, console modificate, e cose di questo genere. Ma tanti tanti. Uno addirittura vendeva plichi di copertine di film in blocchi da cinquanta, da rivendere a quelli che poi le usano per vendere i loro film piratati. Insomma, un giro florido.

Alla fine comprai quel che mi serviva, più una maglietta della nazionale di calcio messicana originale a circa un quarto del prezzo che trovi nei negozi ufficiali. Ed era vera, non taroccata.
Ho controllato ma alla fine andava anche bene così. Mi sa che era rubata, però di spendere 1500 pesos per una maglietta non ne avevo mica voglia.

Ah poi c'erano anche le maschere di El Santo, però erano bruttine e taroccate, e non ne ho presa nemmeno una. Peccato però, ci sono tornato più volte e mica ne ho mai trovata una buona.